Vi sono perdite che comunicano all'anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamentarsi, ma cammina in silenzio come sotto alti, neri cipressi. (Nietzsche)

Questo è forse il mio aforisma preferito di Nietzsche, il mio filosofo preferito. Non c'è nulla da spiegare, se non la sublimità. Vi sono tante perdite nella vita, questo non è nulla di nuovo da dire, lo viviamo tutti prima o poi. Di tutti i nostri dolori ci lamentiamo, spesso con chi ci sta più vicino e ci ama. Qui l'autore parla di casi eccezionali, in cui non solo non ci lamentiamo con altri, ma neppure la nostra stessa anima ha il coraggio di lamentarsi. A me viene in mente subito il cavaliere dell'infinita rassegnazione di cui parla Kierkegaard in "Timore e tremore", opera del 1843. Egli ama una principessa e tuttavia sa che il suo amore non può tradursi in realtà. Così compie il movimento dell'infinita rassegnazione. Rinuncia in questo mondo terreno alla principessa, perché non può fare altro, non ha i mezzi per conquistarla. Tuttavia egli ottiene la principessa spiritualmente, ma egli la ottiene spiritualmente proprio mediante la rinuncia. Non si interessa più, in un mondo finito, di quel che fa lei. La condotta della principessa non saprebbe turbarlo.Ma egli conserva spiritualmente per sé il suo amore, che non avrà mai fine; non la dimentica, né la confonde con un'altra donna. In questa rinuncia tutta umana sta tutto il suo dolore eppure egli, per l'amore che prova, non osa lamentarsene. Ecco che mi ricollego alla frase di Nietzsche. In questo sta la sublimità. Vi sono perdite che noi accettiamo, che noi per primi sappiamo di dover agire, in questo sta la sublimità. Il nostro dolore l'abbiamo scelto noi nella perdita. Eppure la nostra anima non osa lamentarsene, proprio perché quando la perdita di una persona è tanto sconvolgente, lei rimane per sempre con noi, dentro di noi. Solo quando è inaccettabile dimenticare una persona, questa perdita diventa sublime. La nostra anima non se ne rallegra certo, si tratta di una perdita, ma non osa lamentarsi e piangere. Cammina in silenzio, come sotto alti, neri cipressi. Quale rappresentazione migliore del silenzio e della solitudine di un'anima che non può comunicare con nessuno e nemmeno osa piangere con se stessa? Cammina in silenzio. Come sotto alti, neri cipressi.

Commenti

Silvia Aresi ha detto…
ringrazio van gogh per lo splendido dipinto che mi ha lasciato accompagnare il mio post preferito. il mio filosofo preferito unito al mio pittore preferito. grazie a tutti e due per quel che avete fatto per me.