Eppure, ancora adesso, non so cosa mi abbia spinto verso te. ( G. Flaubert)

Questa frase appartiene a uno dei miei romanzi preferiti, "Madame Bovary". Non ricordo esattamente chi parli e a chi si rivolga ma credo sia una constatazione talmente universale che possa appartenere a tutti. Mi piacciono due aspetti di questa frase: la sua tenerezza e la sua tristezza. La tenerezza è quella che provo verso tutte quelle passioni improvvise che scoppiano come i temporali in Agosto, che ti colgono alla sprovvista senza ombrello e in maglietta e ti diluvia addosso. Tu sei lì e non sai come sia stato possibile che in quei cinque minuti si sia passati al sole alla grandine. Accadono spesso queste cose. Passioni che scoppiano da un giorno con l'altro e in cui si viene travolti, semplicemente, senza sapere il perché. La tristezza è l'altro lato della medaglia. In ogni bellezza io ravviso un po' di tristezza, forse perché destinata a finire. In questo caso vien da dire, con Flaubert, che si viene spinti verso certe persone senza sapere perché e siamo impotenti di fronte a ciò. Ragionandoci sopra la considereremo una scelta stupida, sciocca e votata al fallimento. Ma a volte non si sceglie, ci si incontra perché due persone vengono spinte l'una verso l'altra. Ma da chi? Destino, caso, o una sorte maligna? Come si fa a controllarlo? Alla fine si rimane come storditi dal pensiero che avvicinarsi a quella persona sia stato inevitabile. Pensiero dolce e triste al tempo stesso.

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