Il passato non ha che un unico fascino, quello di esser passato; ma le donne non sanno mai quando il sipario è calato: vorrebbero sempre che ci fosse un sesto atto e non appena l'interesse del dramma è totalmente esaurito propongono che continui" (wilde)

Premessa, non giustifico affatto né qui né in altri suoi aforismi l'odio di Wilde per le donne. Essere gay non vuol dire disprezzare il sesso femminile e gli uomini hanno i loro bei difetti. Una donna sarà sempre più forte di un uomo, in ogni senso. Le donne sanno lasciare, sanno prender decisioni coraggiose, sanno buttarsi, sanno tenere in grembo una creatura; non a caso statisticamente vivono ben più a lungo degli uomini.
Tuttavia la prima parte di questo aforisma mi ha sempre molto colpito. Gran parte del dolore che proviamo oggi deriva dal passato, dai ricordi, da fantasmi di gente morta. L'unico fascino del passato dovrebbe essere invece che è passato. Cioè nullo al presente. Lo possiamo guardare come a una liberazione, non c'è più, bello o brutto che fosse lascia posto a vita nuova. Invece spesso noi tutti, non solo le donne, ci rifiutiamo di vedere che il sipario è calato, la rappresentazione è finita. Si torna a casa e magari domani, magari, ce ne sarà un'altra nuova. Qualsiasi dramma teatrale a un certo punto finisce, qualsiasi storia o pezzo della nostra vita finisce. Invece ci ostiniamo a voler vedere un altro atto, a continuare. Pronunciare la parola fine equivale un po' a morire. E quindi? E' forse evitabile illudendosi che il sipario si rialzi e si vada avanti ad oltranza? Quando il sipario è calato, si torna a casa, felici o distrutti. Ha ragione Wilde, ci son storie che perdono interesse, eppure o da una parte o dall'altra si cerca di mantenerle in piedi come fossero fantocci o marionette vuote. Il passato è passato. Quando è finita è finita. Molto più interessante ammetterlo e attendere il futuro.

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