Non si scoprono terre nuove senza accettare di perdere di vista, prima, e per molto tempo, ogni terra conosciuta. (Andrè Gide)

Come non ripensare ai grandi esploratori, primo fra tutti Colombo, che nel '500 salparono dalla vecchia Europa alla scoperta di terre nuove. Per quanto tempo dovettero perdere di vista il porto da cui eran salpati, navigando nell'incertezza e nella paura di non sapere quando e come e cosa avrebbero trovato? Tuttavia, quei lunghi viaggi in mezzo a oceani sconosciuti furono indispensabili per scoprire il continente americano. Vale per tutti noi, che vogliamo o meno essere esploratori della nostra vita. I più coraggiosi salperanno per primi, convinti che ci sia di meglio, che si possa sempre migliorare, che i problemi si possano risolvere, ma non senza accettare di perdere di vista, e per lungo tempo, terre conosciute. Ci vuole coraggio a partire verso un nuovo sentiero della nostra vita e ce ne vuole ancora di più non sapendo quanto lungo sarà il cammino né dove ci porterà. Perché le terre di cui andiamo alla scoperta sono terre nuove, anche per noi. Spesso arriva la consapevolezza di dover voltare pagina nella nostra vita, di esser giunti in un vicolo cieco o a una strada chiusa. Allora il mio consiglio è di partire, cambiare direzione, levare le ancore e salpare. Prima lo si fa meglio è, altrimenti il vicolo cieco in cui siamo finiti riuscirà a frustrarci, deprimerci, renderci aridi e tristi. Bisogna accettare delle perdite, per trovare qualcosa di nuovo, qualcosa di migliore.

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