L'assenza affievolisce le passioni mediocri e aumenta le grandi, come il vento spegne le candele e ravviva il fuoco. ( La Rochefoucauld)

Mi sembra un luogo comune abbastanza consolidato che si apprezzi davvero qualcosa quando lo si è perso. Nel caso dell'aforisma succitato, l'autore vuole suggerire la stessa cosa? In realtà non è detto che un'assenza sia  una perdita. Ci sono rapporti per i quali si desidera, o si ha bisogno, da una o entrambe le parti, di allontanarsi. Allora esisterà una distanza che possiamo definire fisica, che però potrebbe non intaccare minimamente il legame. Lo stesso Nietzsche sosteneva "Se vuoi che il legame non si spezzi devi prima morderlo". Un'assenza non è una perdita. Lo diventa nel momento il cui, proprio nell'assenza, si capisce che il legame non era abbastanza saldo né profondo. Allora la candela si spegne, poiché ci si rende conto che la passione era mediocre. Quella perdita però cosa dovrebbe farci apprezzare? Nulla, si tratta solo di orgoglio ferito e di rimpianto, o di abitudini perse. La maggior parte delle persone piange su un rapporto perso perché si sente defraudato delle consuetudini che quel rapporto le dava. L'assenza invece è un buon metro di giudizio per verificare quanto una passione sia forte, perché nell'assenza c'è l'attesa e questa attesa è il vento. Più forte si sente che l'attesa avrà fine dopo l'assenza, più forte soffia il vento. Anche se un'assenza troppo prolungata diventa una perdita e in quel caso nulla è recuperabile. Non si aspetta per sempre. Ciò che si aspetta in eterno non arriverà mai. Allontanarsi e perdersi non sono sinonimi.
(L'immagine è un dipinto di Anna Causo: " "Non c'è nulla da vedere", 80x80cm acrilico su tela :-)"

Commenti

Anonimo ha detto…
Bellissime parole e grazie per aver abbianato un mio dipinto, lo apprezzo moltissimo! Anna
Silvia Aresi ha detto…
grazie a te per la tua arte! a presto annina!