Mi sembrava che solo le cose brutte avessero una loro consistenza permanente, che quelle belle tendessero a dissolversi con una rapidità imprevedibile. ( A. De Carlo)

Questa sensazione è del tutto comprensibile e deriva dal semplice fatto che quando si è felici il tempo non esiste affatto, mentre quando si è infelici ogni giorno sembra infinito. Nel paese della felicità non esistono orologi, poiché nessuno li guarderebbe mai. Nel regno della tristezza si arrivano a contare i giorni e persino i minuti, nei casi di profonda malinconia. La sensazione è che mentre si è immersi nel mare delle cose brutte, la riva non si raggiunga mai. Non si vede terraferma all'orizzonte e sembra di nuotare per sempre verso il nulla. Non è che le cose belle siano di meno o durino effettivamente di meno. E' che sono belle ed è la loro bellezza a maledirle rendendole per noi troppo brevi. I momenti brutti ci tengono più compagnia perché non riusciamo a scrollarceli di dosso, come accade con la noia. Quanto più un momento è vissuto come bello e felice, tanto più breve sarà. E' il nostro desiderio assurdo che non passi mai a farlo passare così velocemente. Non c'è soluzione a questo. La materia della vita è fatta così, come il nostro corpo è fatto di acqua e come senza acqua non ci sarebbe la vita. Solo l'uomo, fra tutti gli animali, ha una coscienza così squilibrata del tempo. Scriveva Sant'Agostino nelle "Confessioni" : "Che cosa è dunque il tempo? Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so." Vien da dire, conclude alla fine, che il tempo forse è solo in quanto tende a non essere. E' una percezione interiore del tutto umana. Ecco perché, fragili come siamo e tormentati dai nostri desideri e dalle nostre paure, allunghiamo all'infinito il tempo delle cose brutte e percepiamo come troppo breve il tempo di quelle belle. 

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