Cos'è un eroe? Principalmente una persona che ha vinto le proprie paure. (H. Miller)

Ho sempre molto insistito nelle pagine di questo blog sul concetto di paura e su quanto essa sia deleteria per la nostra felicità. Un tempo avrei quindi accettato e sottocritto questa citazione senza riserva alcuna. In questi giorni però sto leggendo un libro dal titolo "Uno psicologo nel lager" che, insieme ad altre riflessioni ed esperienze personali, mi fa venir voglia di modificare questa frase. Il vero eroe è colui che mantiene la sua libertà. L'internato nel lager, defraudato di ogni avere, di ogni affetto, di ogni trattamento umano, di ogni dignità, del cibo, del sonno, ridotto a un cadavere ambulante, ha ancora qualcosa di suo e di inalienabile? L'autore del libro, lui stesso internato e testimone di quel che afferma, sostiene che sì, qualosa non può esser portata via e questo qualcosa è la libertà. Anche nelle situazioni più estreme si ha la libertà di agire moralmente, di mantenere vivo il proprio spirito, di credere nei propri valori umani e pagare tutto ciò con la vita. Ecco cos'è un eroe; un individuo che vive e muore libero. Ci sono ancora tante forme di schiavitù oggi, senza ricordare l'inferno dei lager; schiavitù cui ci legano la società, i tabù, i pregiudizi, le paure, i nostri sentimenti ( esiste schiavo peggiore dell'essere innamorato?). L'eroe non è colui che ha la meglio su tutto ciò, sulle brutture le ingiustizie le sfortune della vita. Eroe è colui che di fronte ad esse si mantiene libero, libero di fare il bene di fronte al male, libero di morire piuttosto che vivere in schiavitù, libero di lottare solo e contro tutti per ciò in cui crede.
E' quindi davvero esatto dire che non esiste amore senza libertà, altrimenti sarebbe una condanna a schiavitù e non varrebbe niente. E ancor di più oggi ricordo le parole del magnifico Kant, per il quale "Due cose riempiono l'animo mio di ammirazione sempre nuova e crescente: il cielo stellato sopra di me e la legge morale (la libertà appunto) dentro di me".

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