la trappola di Hansel e Gretel


Sto leggendo in questi giorni un libro, che ha lo scopo di divulgare, con tanto di esercizi pratici, i principi dell'ACT, una "nuova" terapia psicologica. Essa si basa sull'assunto che la nostra mente è controllata da pensieri (ma va??), ma che essi in realtà non siano che storie, frammenti di linguaggio. Insomma i pensieri, con buona pace di Hegel, non sono la realtà. Sono solo storie che la nostra mente ci racconta, alle quali noi dovremmo guardare secondo un unico criterio: l'utilità. Questo pensiero mi porta a migliorare me e la qualità della mia vita o no? Se la risposta è no, dovremmo lasciarlo scorrere come musica di sottofondo mentre siamo impegnati a far altro: vivere. A me sembra di capire che la felicità non esista, che la vita sia un continuo esercizio (più o meno stancante a seconda della nostra forma, in questo caso mentale) di miglioramento o di mantenimento. Come dire che non si va a correre per diventare come Miss Universo, (la felicità), ma sentirsi in forma (il benessere). Quello che noi chiamiamo felicità è una trappola, esattamente come lo era la casetta tutta di panna, zucchero e cioccolato di Hansel e Gretel. In fondo, i pensieri che ricorrono sempre nella mia mente sono: ci si deve accontentare e stai attento a non peccare di arroganza. Entrambi tipicamente greci, l'uno epicureo, l'altro forse più stoico, ma in generale ogni mito greco ne è assorbito. Il sole di Omero splende ancora oggi.

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