E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te. (Nietzsche)


Non è certo l'abisso di cui poteva parlare il buon Nietzsche, ma riflettendo sulla rete internet, quale termine migliore per definirla?

Un universo parallelo, virtuale quanto reale, nel quale ci siamo avventurati e in cui rischiamo, proprio come in una ragnatela, di rimanere intrappolati. 
Bisogna allenarsi molto, a lungo, con la fatica di essere usati, presi in giro, umiliati, insultati, rifiutati, letteralmente rigettati indietro dall'abisso.
Ma col tempo si accantona il lato oscuro, che pure esiste e può essere pericoloso, per fruire della sua utilità. Io, almeno, oggi lo vivo così: internet tutto, Facebook, Google, deve essermi utile e quando smette di farlo, mi tiro indietro. 
Quando i lati negativi dell'interagire con la rete, sia essa rappresentata da un utente o da un social, diventano per me superiori all'utilità, sia essa euristica, sociale o di puro svago, che ne ricavo, mi allontano. Altrimenti, come diceva Nietzsche, se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te.
Meglio stare lontani dall'orizzonte degli eventi. 
Anche perché uno dei pericoli è quello di giudicare una persona, nella sua infinita e unica complessità, a partire da un frammento, oltretutto fatto di lettere digitate, di parole che, come diceva un altro amico mio, il piccolo principe, sono sempre fonte di malintesi. 
A questo giudizio dell'altro nessuno sfugge, qui come nel reale, ed ogni giustificazione, fatta ancora una volta solo di parole, risulta vana. 
Entrati nella rete, al giudizio non si sfugge, come nulla sfugge ad un buco nero.
Però, proprio come nella vita reale si prendono distanze da un conoscente, un collega che risulta antipatico, insopportabile, fastidioso, senza bisogno di toccargli quotidianamente la spalla per dirgli: ehi mi fai schifo, lo stesso si può fare su internet. Preso atto di un giudizio negativo su un utente, ne sto alla larga. 
Ed è questo che andrebbe fatto subito, il prima possibile, senza indugiare. Altrimenti, soffermandoci a lungo sull'abisso, rischiamo che diventi troppo tardi. Troppo difficile tornare in sé, sui propri passi, con la coerenza del proprio percorso. 
Troppo alto il rischio di essere fagocitati, la propria identità frantumata, ridotta in una polvere di frammenti di pensieri ed emozioni. 
Tutti, beninteso, saldamente connessi alle maglie della rete. 

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