Ducunt volentem fata, nolentem trahunt (Seneca)
La traduzione di questo meraviglioso aforisma in latino perde tutto il fascino dell' elegante scrittura di Seneca, che vede all'inizio e alla fine di queste 5 parole due verbi, all'interno simmetricamente i due complementi oggetto e in posizione centrale il soggetto. Un soggetto pesante come FATA, ovvero il DESTINO per i romani. Il fatto che Seneca già riesca a incastonarlo al centro di queste 5 mirabili parole, ce ne fa riconoscere l'importanza. Al centro di tutto, nella filosofia stoica di cui l'autore era messaggero, sta il destino. Non un destino crudele e imperscrutabile, poiché per lo stoicismo il destino è LOGOS, ovvero ragione. Non ci sono Dei capricciosi o la sorte buona o cattiva a dominare il mondo, bensì la ragione. Una ragione universale che va ben oltre le nostre singole volontà. La frase tradotta significa: il destino conduce chi lo asseconda, trascina via chi gli si oppone. In italiano perde tutta la sua bellezza stilistica, ma rende il concetto. Si può lottare e più volte ho incitato a farlo, si deve avere il coraggio delle proprie scelte e sempre sarò di questo parere e lo ribadirò. Tuttavia c'è qualcosa di più potente della mia e tua volontà, un destino, un Dio, un fato chiamiamolo in tutti i modi in cui la filosofia o la religione ci permettono di farlo. C'è un disegno più grande di noi, di cui io rappresento un tassello, un dettaglio forse e in cui sono immersa, come la mia vita è immersa nel grande fiume del destino. Chi nuota seguendo la corrente, chi fa scelte logiche, razionali, verrà assecondato. Chi nuota contro corrente verrà trascinato via; non ci si può opporre al destino, nessun essere umano lo può fare secondo Seneca. Bisogna seguire il corso degli eventi, in base a chi siamo certo e in base a ciò che vogliamo. Cerchiamo di andare incontro ai nostri desideri, ma stiamo attenti a non andare contro il destino. Verremo trascinati comunque via.
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