Odio coloro che mi tolgono la solitudine, senza farmi compagnia (Nietzsche)



Troppo spesso la mente è portata a infilare i fenomeni, gli eventi, ciò che vive, percepisce e pensa, nei cassetti blindati delle categorie. Ecco che una cosa ci fa bene, e un’altra male, una persona ci piace, l’altra no, e via dicendo. E’ una questione di sicurezza, nasce dal bisogno di ordine insito in ognuno di noi. Tuttavia così facendo cadiamo in equivoci ed errori di cui poi paghiamo le conseguenze.
La storia della margherita nasconde un tranello. M’ama? Non m’ama? Il punto è che, a volte, non importa chiedersi se una persona prova interesse per noi, se si sente attratta o meno. Importa conoscerne la motivazione che la spinge verso di noi.
Accade che una persona dimostri interesse, un interesse che possiamo toccare con mano, concreto e fatto di gesti e azioni. E questo spesso ci basta, fino al giorno in cui capiamo che ciò che motiva questi eventi è la vanità.
Persone bisognose di conferme, quindi insicure, si nutrono del nostro affetto per colmare quello che loro stessi non sanno darsi, o che altri non gli hanno mai rivelato. Tutto l’interesse si mostra allora col suo volto reale, ovvero l’egoismo, che è in realtà padre di ogni sentimento amoroso di tipo sessuale.
Non veniamo usati solo quando ci sentiamo scartati, ma anche negli insospettabili momenti di vicinanza e intimità con una persona. Se riusciamo a cogliere, aguzzando la vista della mente, il profondo egoismo che manovra quella relazione, potremo capire che noi stessi lo alimentiamo.
In fondo, cos’è l’amore se non la soddisfazione reciproca di bisogni egoistici?
E se lo ammettiamo, perché rimaniamo feriti, perché ci arrabbiamo con chi è mosso dai nostri stessi bisogni? Lo facciamo perché sentiamo che queste persone ci tolgono la solitudine, e l’enorme possibilità di badare a noi stessi, coccolandoci e prendendoci cura di noi, senza farci compagnia, togliendoci il sano egoismo, e risucchiandolo invece come una loro risorsa. 

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