“Quando la necessità ci porta a usare parole sincere, cade la maschera e si vede l'uomo.” (Lucrezio)

Penso ai rapporti fra le persone come a luoghi dell'anima.
Nei luoghi del corpo viaggiamo, andiamo al lavoro, facciamo sport, compriamo cibo e ci saziamo.
Nei luoghi dell'anima si svolge l'altra nostra vita, intangibile ma non meno rumorosa di quella fisica.
Ci sono rapporti che sembrano il deserto del Gobi. Immensi, sterminati, stabili.
Se ti trovi lì dentro, è una certezza, non ne uscirai. 
Sono rapporti che si estendono nel tempo, per l'intera durata della tua vita. Sono quelli che si hanno con un genitore, una sorella, un figlio.
Certezze, comunque vadano gli eventi nella vita fisica.
Ci sono poi rapporti simili a una stanzetta: calda, accogliente nel suo ordinato disordine, stipata di ricordi e di tutto ciò che serve. Prima o poi si esce, la si abbandona per viaggi, altre dimore, avventure. Qualche volta vi si fa ritorno, altre volte quella camera vivrà solo nei ricordi per il resto della nostra vita spirituale.
E poi ci sono rapporti che, tradotti in un luogo, sono il cavo di acciaio che portò il funambolo Philippe Petit a compiere la traversata delle Torri gemelle.
Non sono comodi, e non possono durare per sempre. Prima o poi, bene o male, si atterra, non si vive sospesi. Rapporti in cui bisogna stare sempre all'erta, attenti a captare ogni segnale di malumore, di incomprensione, di suscettibilità. Raffiche di vento improvvise che fanno tremare.
Ma quando si vuol compiere la traversata, il coraggio non può venire meno. E il coraggio è quello delle parole sincere. Allora su quel cavo di acciaio non ci si sente più folli, ma eroi. 
Quando si fa cadere la maschera della paura, il vento non fa più tremare. Si è pervasi dall'adrenalina e dall'eccitante convinzione che tutto andrà bene, si giungerà dall'altra parte, nonostante il pericolo. 
Ed è soprattutto allora, il tempo in cui si vivono questi rapporti, che si vede l'uomo. 

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