‎"É un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono più." - Oscar Wilde



Arriviamo sempre in ritardo, lasciandoci sfuggire l'attimo di oraziana memoria. Non è questione di sfortuna, di casi o di accidenti. Se la vita è un gioco, il nostro arrivare tardi non è una casella di penalità che ci rallenta facendoci saltare un turno. Arrivare tardi a capire fa parte delle regole del gioco, è esso stesso una delle regole fondamentali. E' un peccato, sostiene Wilde, che arriviamo a imparare tardi le lezioni. Eppure non è colpa nostra, fa invece parte dello schema del gioco. Dire che sia un peccato significa disprezzare il gioco, mentre la vita, a mio parere, non va mai disprezzata. Essa ha un senso immenso che la maggior parte delle volte non cogliamo, lamentandoci facilmente dei peccati, delle ingiustizie e delle sfortune. Potrei dire, allontanandomi da Wilde, che è invece una grazia che le lezioni di vita, pur in ritardo, arrivino, esistano. Dire poi  che arrivino quando non servono più, è del tutto arbitrario. Non è affatto come dire che, una volta cresciuti, non ci serve più il succhiotto per dormire (a qualcuno però sì). Non è lo stesso, poiché quanto abbiamo appreso dalla vita verrà rilanciato nella vita stessa. I dadi non si annullano, mentre il punteggio, in questo strano, meraviglioso gioco, si somma. Il passato determina, anche se non in modo assoluto come avrebbe voluto Hegel, il presente e il futuro. Quando mi troverò di fronte al prossimo bivio, al prossimo lancio di dadi, io ricorderò la lezione imparata per un altro scopo, e non avrò il coraggio di dire che non servirà. Perché anche questo sarebbe, ancora una volta, disprezzo della vita,della  sua intelligenza e maestria che certo supera la nostra umana, troppo umana presunzione.

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